Sei titolare di un Buono Fruttifero Postale? Allora questa notizia ti riguarda.

In Italia si contano ad oggi circa 46 milioni di Buoni Fruttiferi Postali (BFP) ancora in essere per un controvalore di 334,8 miliardi di euro. Una forma di investimento che attira ancora un numero enorme di italiani, perché considerata sicura e affidabile, garantita da un ente solido come Poste Italiane, o almeno così appariva sino a qualche tempo fa.

Difatti, da qualche anno a questa parte sono emerse molteplici criticità che, in merito ai BFP, fanno parlare di risparmio tradito da parte di Poste Italiane. Criticità che tanti patemi d’animo hanno creato e stanno creando alle centinaia di migliaia di risparmiatori italiani, per lo più pensionati, che hanno avuto la sventura di sottoscrivere alcune serie di questi buoni, ritenendoli un investimento sicuro.

Le criticità rilevate da Adiconsum su alcuni BFP

  1. Buoni ordinari trentennali della serie Q/P per i quali Poste italiane non vuole riconoscere gli ultimi 10 anni di rendimento, che sono gli anni con i rendimenti più corposi.
    Poste, per emettere i titoli sul mercato, ha continuato ad utilizzare i vecchi moduli della serie P aggiornandoli con l’indicazione Q/P timbrata sul fronte e con l’indicazione dei nuovi tassi, limitata però al periodo temporale dei primi vent’anni, timbrata sul retro. Ha completamente omesso di modificare l’indicazione riportata sul retro dei buoni per l’importo degli interessi degli ultimi 10 anni di vita, lasciando intatta, visibile e non sostituita, la promessa del rendimento originariamente apposta nella serie P.
  2. Prescrizione dei buoni a termine (5-6-7-10 anni e 18 mesi) per i quali Poste Italiane, dopo aver omesso di informare i risparmiatori sulla durata inferiore dei BFP che stava collocando (i risparmiatori erano abituati alla durata ventennale), all’atto del rimborso ha dichiarato i BFP prescritti e ha negato il pagamento sia degli interessi che del capitale. Sulla questione è intervenuta l’AGCM (su segnalazione di Adiconsum Sardegna) che ha dichiarato la scorrettezza della pratica commerciale e ha sanzionato Poste Italiane per 1,4 milioni di euro. La vicenda riguarda oltre 30mila risparmiatori (prevalentemente pensionati), con 347mila BFP, per un ammontare complessivo di 404 milioni di euro. Attualmente Poste Italiane ha impugnato al Tar Lazio il provvedimento e Adiconsum Sardegna si è costituita ad opponendum (atti allegati).
  3. Calcolo della ritenuta d’imposta per i buoni ordinari trentennali emessi dal 1986 al 1996 (serie ordinarie Q-R-S) per i quali Poste Italiane ha effettuato la ritenuta sugli interessi maturati anno dopo anno invece che al momento della liquidazione. La differenza tra i 2 sistemi di calcolo risulta di rilevante importanza dal punto di vista economico per i risparmiatori interessati.
    Esempio: buono ordinario trentennale di Lire 5.000.000 emesso a maggio del 1992 e liquidato a gennaio 2023, Poste riconosce al risparmiatore l’importo di 28.441 euro, anziché quello di 33.352 euro come invece si sarebbe determinato con la corretta applicazione della ritenuta d’imposta. Una perdita netta per il risparmiatore di ben 4.911 euro.

Invitiamo tutti i nostri pensionati che hanno dei risparmi presso Poste Italiane a fare attenzione.

Adiconsum ha attivato un servizio dedicato ai Buoni Fruttiferi Postali. Pertanto, tutti i risparmiatori titolari di Buoni Fruttiferi Postali possono rivolgersi agli sportelli territoriali Adiconsum per le relative verifiche e l’eventuale predisposizione del reclamo finalizzato sia alla contestuale interruzione della prescrizione che ad ottenere il pagamento delle somme non riconosciute da Poste Italiane.

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